La tragedia del Vajont

398d183a5e83013776eef62d34f968b8.jpg 1959. Nella gola del Vajont si sta costruendo quella che sarà la diga più alta del mondo: 263 metri. Tutti sono convinti che la diga, che ha creato lavoro, porterà turismo e denaro per la presenza del lago artificiale. Quando i dirigenti della società costruttrice scoprono sul fianco del monte Toc una terribile spaccatura, una massa enorme di terreno che potrebbe franare nel lago, decidono di non dire niente e andare avanti. Il geometra Olmo, entusiasta della costruzione, si è fidanzato con Ancilla, una giovane di Longarone e ora, terminata la diga, come tanti altri, deve cambiare casa. Il 4 novembre 1960 un primo pezzo di montagna frana nel lago, sollevando un’onda tremenda. Seguono frenetici consulti tra la società e gli esperti, ma ancora una volta i risultati vengono tenuti segreti. Occorre infatti arrivare al collaudo per poter ottenere i contributi governativi e vendere la diga allo Stato. Invano la giornalista Tina Merlin denuncia che il monte Toc rischia di franare nel lago stesso, provocando una strage. Anche Ancilla, che ha sposato Olmo, cerca di convincerlo a lasciare Longarone. Tutto risulta inutile. Quando, nel settembre 1963, uno scossone provoca un terremoto, i dirigenti della società, impauriti, decidono di procedere allo svuotamento del lago. Troppo tardi. Il 9 ottobre 1963 milioni di metri cubi di montagna scivolano nell’acqua e sollevano un’onda alta 250 metri che devasta la valle e tutti i paesi fino a Longarone. Sono duemila le vittime accertate.

Cosa ci insegna questa tragedia che potremmo definire annunciata?

Che l’opera dell’uomo può essere devastante;

Che una forma di energia “pulita” come l’idroelettrica può essere causa di morte;

Che spesso comunque crea disagio ad un gruppo di persone: si crea un lago dove proma c’erano case;

Che il senso di responsabilità nel compiere la propria professione deve essere altissimo;

il film evidenzia forti sentimenti: di amore, di radicamento nella propria terra …

è da evidenziare la caparbietòà dellagiornalista Tina Merlin nel portare avanti la sua battaglia solitaria contro tutti e nemmeno tanto appoggiata dai valligiani.

Ci sono tanti spunti di riflessione voi forse potete trovarne altri. 

 

La tragedia del Vajontultima modifica: 2007-11-30T18:25:00+01:00da pgiolitti
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