Il sacrificio di Jordan

jordanrice_r4002.jpgQuesta è la storia di Jordan Rice, biondino australiano di 13 anni, con gli occhi azzurri e le lentiggini sul naso. Era il terzo di quattro fratelli, abitava nel Queensland, una delle tante regioni sopraffatte dalle inondazioni.

Quella sera Jordan stava tornando a casa con la madre e il fratellino Blake di 10 anni. Era il compleanno del padre John e, nonostante il tempaccio che imperversava, si erano ripromessi di festeggiare. Ma le secchiate di pioggia ininterrotta all’improvviso hanno travolto tutto: ponti, alberi, strade, case. Un finimondo che chiamano “tsunami terrestre”.

Mamma e figli hanno cercato di salvarsi come potevano, aggrappandosi ai rami. Le loro grida di aiuto sono state udite. È arrivata una barca con i soccorritori, che hanno lanciato una corda. Jordan era il più vicino e avrebbe potuto mettersi in salvo subito, ma non ha voluto. «Prima mio fratello, per favore», ha chiesto. La corda è passata a Blake e il ragazzo ha attraversato il fiume in piena.

Al secondo lancio, l’estremità della cima è stata afferrata dalla mamma, che l’ha allungata a Jordan. La mamma ha cominciato la traversata seguita dal figlio, quando la corda s’è spezzata. Il ragazzo è stato inghiottito dai gorghi, la donna ha cercato di raggiungerlo e si è lasciata andare. Sono morti entrambi, annegati.

Ha raccontato il padre: «Jordan era un ragazzo tranquillo, studioso, con il terrore dell’acqua». Facile la conclusione: la generosità e l’amore fraterno possono essere più forti della paura. Anche in questi tempi di egoismi dilaganti.

Il sacrificio di Jordanultima modifica: 2011-05-07T09:07:24+02:00da pgiolitti
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