Combustibili fossili

Ufossili.jpgn nostro antenato, che aveva domato il fuoco, cercando altre cose da bruciare oltre alla legna, si accorse che c’erano dei curiosi sassi neri e lucidi che, diversamente da tutte le altre pietre, potevano incendiarsi. Soprattutto bruciavano molto lentamente, avevano una fiamma bella calda e praticamente non facevano né fumo né cenere. Quelle pietre nere erano anche leggere e facili da trasportare. Il difficile era trovarle: si doveva andare a cercarli sottoterra o in fondo a qualche caverna.

Il carbon fossile era ben conosciuto dall’uomo preistorico e ce lo dimostrano le numerose tracce rinvenute in Italia e in Grecia in villaggi risalenti all’età del bronzo. Era poi usato come combustibile in Cina e tra gli indigeni dell’America pre-colombiana già mille anni prima di Cristo. Ma si trattava sempre di carbone “di superficie” che si incontrava quasi casualmente (e infatti era destinato solo a re e sacerdoti). Furono i cinesi, nel 600-500 a. C., a cominciare a scavarlo con metodo. Intorno all’anno mille quest’attività si diffuse anche in Europa, specialmente in Gran Bretagna e in Germania.

Anche il petrolio ha una storia più antica di quel che si crede. In Persia il petrolio grezzo, denso e appiccicoso, trasudava spontaneamente da alcune rocce. Dopo qualche piccola scossa di terremoto poteva anche capitare, nel deserto, di vedere un getto di petrolio fuoriuscire dal terreno a mo’ di geyser (secoli più tardi Marco Polo descrisse le fontane di olio nero che aveva visto nella regione di Baku, nell’attuale Azerbaigian). Il bitume (una miscela semisolida di vari tipi di petrolio) veniva usato in Persia, 6000 anni or sono, per asfaltare le strade più importanti. Così come gli Egizi usavano la pece per rendere più impermeabile il fondo delle imbarcazioni.

Se il carbone era molto facile da utilizzare come fonte di calore o di luce, il petrolio non era considerato un buon combustibile. Era assai più difficile da maneggiare, bruciava in modo irregolare e il fumo nero era decisamente puzzolente. Giocare col petrolio era roba da maghi, cioè da chi si interessava di chimica. Tant’è che nel 673 a.C., quando Costantinopoli era assediata dalla flotta araba e stava per cadere, un alchimista di nome Callinicus (di origine siriana, guarda caso) propose di incendiare il mare. Come “incendiare il mare”? Callinicus dimostrò che era possibile grazie a una miscela a base di petrolio da lui preparata: stava a galla, non si mescolava con l’acqua e poteva così bruciare anche sul mare. Immaginatevi gli arabi quando videro le fiamme che lentamente si avvicinavano alle loro navi. Furono presi dal panico (pensarono a chissà quale sortilegio), scapparono e Costantinopoli fu salva.

Carbone e petrolio sono detti combustibili “fossili” perché si sono formati nella stessa maniera. Milioni e milioni di anni fa, al tempo dei dinosauri, la Terra era molto più selvaggia di oggi: c’erano foreste ovunque e molti più animali di oggi. Anche il mare era molto più ricco, specie di alghe e di plancton. Inoltre la Terra stava terminando la sua evoluzione: eruzioni vulcaniche e terremoti imperversavano ancora. Così, man mano che morivano, le piante e gli animali venivano ricoperti da nuovi strati di terra e roccia. Sottoterra (in particolare sotto i fondali marini), le sostanze chimiche che componevano tali esseri viventi si disgregarono per il grande peso dei materiali che li ricoprivano trasformandosi in petrolio e gas, mentre il legno si trasformò per lo più in carbone. Fu così che nacquero tutti i grandi giacimenti di combustibili fossili che ora sfruttiamo per produrre energia.

Questo procedimento di trasformazione si chiama mineralizzazione: vegetali e animali diventano petrolio e carbone, cioè minerali.

 

Combustibili fossiliultima modifica: 2012-10-11T18:05:42+02:00da pgiolitti
Reposta per primo quest’articolo