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G8 e clima

Si aperta oggi in Giappone la terza giornata del G8, il summit tra gli otto capi di Stato dei paesi più industrializzati. In agenda la questione del mutamento climatico, che vede la partecipazione al vertice dei leader delle otto principali economie emergenti: India, Cina, Brasile, Messico, Sudafrica, Australia, Indonesia e Corea del Sud. L’impegno del G8 sul clima non ha infatti alcuna possibilità di successo senza l’adesione delle altre grandi potenze come Cina e India.

Tutti d’accordo dunque sul senso politico della questione di fondo: il riscaldamento del pianeta è un’emergenza da affrontare attraverso «profondi tagli» delle emissioni al più presto. Ma si tratta di un accordo minimo, che non prevede nè cifre nè scadenze e che rimanda tutto al negoziato sul clima in sede Onu e alla prossima Conferenza di Copenahgen del novembre 2009 che dovrà disegnare gli scenari post-Kyoto per la lotta al Co2.

In sostanza, nonostante gli sforzi della presidenza giapponese del G8, Cina ed India hanno respinto gli accordi di programma rappresentati dal documento di ieri sul clima, che prevedeva l’impegno a dimezzare le emissioni per il 2050. Nel testo diffuso oggi dopo la cosiddetta riunione «Mem» tra gli Otto Grandi e le otto principali economie emergenti, non c’è un solo riferimento temporale al 2050, così come mancano totalmente cifre di riferimento.

I Paesi emergenti sottolineano che la possibilità di raggiungere questi obiettivi di lungo termine dipende anche da «tecnologie economiche innovative e più avanzate», e chiedono quindi una forte «cooperazione tecnologica con trasferimento di conoscenze avanzate». Naturalmente nel documento si riconosce che uno sforzo di queste dimensioni per abbattere le emissioni «richiederà una più grande mobilitazione di risorse finanziarie sia nazionali che internazionali».

Nell’affermare che le nuove tecnologie hanno un ruolo «cruciale» nella sicurezza energetica e nella lotta al cambiamento climatico, gli “otto più otto” intendono «promuovere» l’utilizzo di tali tecnologie, ed in particolare quelle «rinnovabili», quelle «pulite e a bassa emissione di carbone» e «per chi sia interessato», a promuovere l’uso «dell’energia nucleare», come ha sollecitato il premier italiano Silvio Berlusconi, concordando inoltre, durante la riunione, di ripetere l’incontro al summit G8 del prossimo anno in Italia.

La «visione comune sul clima» non ha però soddisfatto gli esperti: «C’è una seria omissione nel non aver fatto mezione dell’Action Plan di Bali che sollecita decisi tagli alle emissioni entro il 2020» ha detto Rajendra Pachauri presidente dell’Intergovernamental Panel on Climate Change, Ipcc nonchè premio Nobel 2007 per la pace insieme ad Al Gore. «Secondo James Hansen poi, responsabie del Nasa Goddard Institute for Space Studies di New York, gli Otto «non hanno capito il problema» e hanno preso misure «e garantiranno ai nostri figli solo catastrofi climatiche».

G8 e climaultima modifica: 2008-07-09T20:58:34+02:00da
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