Il coraggio di cambiare

mitsubishiimiev.jpgEntro il 2020 gli Usa potrebbero sostituire tutti i veicoli circolanti nel 2007 con mezzi elettrici a batteria alimentati da 73-144mila macchine eoliche da 5 MW, un numero di turbine inferiore ai 300mila aeroplani che vennero costruiti durante la seconda guerra mondiale, riducendo di un buon terzo le emissioni di CO2 degli Stati Uniti ed eliminando praticamente tutte le 15mila morti all’anno connesse all’inquinamento atmosferico veicolare. Questo conto l’ha pubblicato di recente Mark Jacobson, dell’università di Stanford in California, nell’ambito di un’accurata comparazione tra diverse fonti energetiche. Dai suoi calcoli la combinazione eolico/veicoli a batteria risulta di gran lunga la più conveniente in termini di economia, salute, indipendenza energetica, emissioni di inquinanti e gas serra, uso dell’acqua e salvaguardia della produzione di cibo.
E pensare che cento anni fa la maggior parte degli esperti americani di mobilità la pensava esattamente nello stesso modo, come si legge nell’avvincente – e non tradotto in italiano – “Internal combustion” di Edwin Black, noto giornalista del New York Times. Black, documenti alla mano, dimostra nel libro che se gli Usa sono nella situazione trasportistica ed energetica in cui sono, questo lo si deve a una serie fenomenale di complotti messi in campo da industriali e speculatori senza scrupoli per stroncare lo sviluppo di batterie efficienti e leggere per le auto elettriche da parte del leggendario inventore Thomas Alva Edison, stroncare il trasporto pubblico di massa su tram, fiorentissimo negli Usa fino agli anni trenta, stroncare persino l’elettrificazione delle ferrovie, che paradossalmente proprio in America venne inventata, per poi essere copiata in Europa e abbandonata negli Usa.
Il bello è che in quel paese circolano attualmente un numero piccolissimo di Suv Toyota Rav4 completamente elettrici con speciali batterie agli idruri metallici, che i fortunati proprietari ricaricano con corrente fotovoltaica autoprodotta sul tetto di casa senza spendere un centesimo. Il bello è che l’azienda che produceva quelle batterie, acquisita dieci anni fa dalla Chevron-Texaco, è stata rapidamente smantellata, proprio per evitare che il “virus” dell’autosufficienza energetica si diffondesse a macchia d’olio tra gli automobilisti, in un paese che è stato la patria del petroliere per antonomasia Rockefeller e che ha mantenuto Bush padre e figlio, entrambi petrolieri, per ben sedici anni al comando supremo della nazione più potente della Terra… Speriamo che il messaggio di Jacobson venga ascoltato dalle attente orecchie del nuovo presidente, che mostra segni di profondo cambiamento rispetto alle politiche del predecessore.
E da noi? In Italia l’auto elettrica vivacchia, con un solo vero produttore e prezzi alti, che risentono della scarsissima diffusione di questi mezzi con i quali, posso garantire per esperienza personale quasi quotidiana, si gode di una mobilità urbana del tutto normale, anzi, in virtù dell’assenza del complicato, sporco e rumoroso motore a scoppio, si evitano le perdite di tempo e i costi dei rifornimenti, delle manutenzioni, dei cambi d’olio ecc. In Italia abbondano invece i motori a combustione interna – record europeo con 600 veicoli ogni 1000 abitanti – in particolare i mefitici diesel, di conseguenza non mancano anche i morti di cancro, dovuto all’inalazione di polveri e altri micidiali prodotti di scarico. Solo nella provincia di Bologna le morti premature imputabili alla scarsa qualità dell’aria sono 200 l’anno, come calcola la locale azienda sanitaria, da moltiplicare per tutte le province della valle padana, il cui livello di inquinamento brilla persino nelle carte da satellite, al pari di quello della Ruhr e della costa cinese. E l’eolico? Dice l’Anev che abbiamo raggiunto i 3000 MW installati, ma l’energia elettrica prodotta col vento è appena il 2% di quella consumata, contro percentuali ben più rilevanti non solo in Germania e Danimarca ma persino in Spagna, che senza dire niente a nessuno in dieci anni si è costruita un parco eolico impressionate, con una potenza di 15mila MW, e conta di raddoppiarlo entro qualche anno. Insomma, se vogliamo usare un eufemismo, abbiamo molte opportunità per migliorare. Bisogna vedere se c’è qualcuno “lassù” che ha il coraggio di intraprendere l’unica strada che porta fuori dal disastro in cui ci siamo o ci hanno cacciati.
Il coraggio di cambiareultima modifica: 2009-02-12T17:29:00+01:00da pgiolitti
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Un pensiero su “Il coraggio di cambiare

  1. Sarebbe molto importante cambiare, però questa idea viene contrastata, come tante volte, da questioni di interessi, come é avvenuto in America.

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