Fu l’ingegnere svizzero Georges de Mestral a concepire l’idea del Velcro, dopo una passeggiata nei boschi un giorno del 1948. Tornato a casa con degli acheni spinosi attaccati alle calze e al pelo del suo cane (gli acheni sono frutti secchi di varie piante), decise di studiare come facessero a fissarsi cosi tenacemente alla lana. Al microscopio vide come dei minuscoli uncini alle estremità delle spine degli acheni si agganciavano ad anelli di lana.
Mestral escogitò subito un modo per riprodurre quella disposizione a uncini e anelli con il nailon, e chiamò il prodotto Velcro, contrazione delle parole francesi velours (velluto) e crochet (uncino). Il brevetto originale è scaduto nel 1978 e oggi ci sono molte imitazioni, ma il Velcro rimane un marchio registrato.
Viene fabbricato tessendo il nailon in modo da produrre un tessuto ricchissimo di piccoli anelli. Cosi com’è, viene usato per la parte più liscia del Velcro, mentre per quella con gli uncini si tagliano a metà molti anelli. Il tessuto viene riscaldato in modo da mettere anelli e uncini permanentemente in forma; poi viene tinto, fissato a un rinforzo e tagliato in misura.
Il Velcro ha una durata particolarmente lunga: può essere fissato e staccato molte migliaia di volte e può sopravvivere al prodotto a cui è attaccato. È progettato in modo da poter essere aperto a mano con poco sforzo, eppure ha una grandissima resistenza a forze laterali. Un quadrato di 12 cm di lato può resistere al peso di 1 tonnellata.
Questa proprietà ha sollecitato esperi-menti in vista del suo uso nella costruzione di aerei: l’intento è quello di sostituirlo ai rivetti, riducendo cosi il peso e rendendo più semplice il montaggio.