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Fukushima: il coraggio dei cinquanta

Sono operai, ingegneri, tecnici, impiegati. Cinquanta persone ordinarie che hanno, però, fatto una scelta straordinaria: quella di restare nell’impianto nucleare di Fukushima – danneggiato dallo tsunami che ha causato, nei giorni successivi, quattro esplosioni e due incendi – per fermare la fuga di radioattività. Gli altri 750 lavoratori sono stati evacuati perché il livello di radiazioni era troppo elevato e poteva causare seri danni alla salute. Come il tumore alla tiroide, una ghiandola del collo particolarmente esposta al rischio di contaminazione.

I 50, invece, hanno voluto rimanere e ora combattono da soli contro il tempo per raffreddare il reattore, ed evitare nuovi scoppi o peggio la fusione del suo nucleo da cui si sprigionerebbe un’enorme nube tossica. Ora, stanno cercando di raffreddare il sistema con un idrante spara-acqua. La gente che abita nei dintorni della centrale è terrorizzata: una zona di raggio 80 km intorno all’impianto sono stati evacuati. Le file all’aeroporto sono chilometriche, come le code di auto dirette a Sud.

Chi non può andar via, si è barricato in casa, dopo aver fatto scorte di cibo. Per questo, gli scaffali dei supermercati sono ormai vuoti. Le autorità hanno perfino raccomandato di non stendere i panni all’esterno. Il livello di pericolosità – secondo gli esperti – è tra 5 e 6, su una scala che va da 1 a 7.

L’incidente di Fukushima sarebbe, dunque, il secondo più grave della storia nucleare: solo quello avvenuto nel 1986 alla centrale russa di Chernobyl sarebbe stato peggiore, con un livello di allarme 7.

Fukushima: il coraggio dei cinquantaultima modifica: 2011-03-22T01:50:00+01:00da
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