Quella sera Jordan stava tornando a casa con la madre e il fratellino Blake di 10 anni. Era il compleanno del padre John e, nonostante il tempaccio che imperversava, si erano ripromessi di festeggiare. Ma le secchiate di pioggia ininterrotta all’improvviso hanno travolto tutto: ponti, alberi, strade, case. Un finimondo che chiamano “tsunami terrestre”.
Mamma e figli hanno cercato di salvarsi come potevano, aggrappandosi ai rami. Le loro grida di aiuto sono state udite. È arrivata una barca con i soccorritori, che hanno lanciato una corda. Jordan era il più vicino e avrebbe potuto mettersi in salvo subito, ma non ha voluto. «Prima mio fratello, per favore», ha chiesto. La corda è passata a Blake e il ragazzo ha attraversato il fiume in piena.
Al secondo lancio, l’estremità della cima è stata afferrata dalla mamma, che l’ha allungata a Jordan. La mamma ha cominciato la traversata seguita dal figlio, quando la corda s’è spezzata. Il ragazzo è stato inghiottito dai gorghi, la donna ha cercato di raggiungerlo e si è lasciata andare. Sono morti entrambi, annegati.
Ha raccontato il padre: «Jordan era un ragazzo tranquillo, studioso, con il terrore dell’acqua». Facile la conclusione: la generosità e l’amore fraterno possono essere più forti della paura. Anche in questi tempi di egoismi dilaganti.