L’orgoglio di arrivare ultimo

pistorius.jpegArrivare ultimi a un Mondiale d’atletica ed essere felici come se si fosse vinta la medaglia d’oro.Voi direte: non si può. E invece è possibile. Ma solo se si è un atleta eccezionale, come il 24enne sudafricano Oscar Pistorius, ultimo a tagliare il traguardo della semifinale dei 400 metri sulla pista di Daegu (Corea del Sud), ma a petto in fuori e con l’orgoglio di chi – nella storia dello sport – verrà ricordato come il primo atleta disabile ammesso a una gara per normodotati.

Un’impresa straordinaria: Oscar non aveva neppure uh anno quando per una grave malformazione gli amputarono le gambe. Eppure quel marmocchietto che sprizzava vita da tutte le parti, non voleva saperne di starsene fermo, piantato lì in casa come un palo. Cominciò a uscire e a praticare tutti gli sport, dalla pallanuoto al ruvidissimo rugby, dove servono spalle e gambe forti per resistere agli urti violenti in mischia.Tutto questo Oscar è riuscito a farlo grazie alle protesi che con il tempo sono diventate sempre più tecnologiche. Con quelle al posto delle gambe e dei piedi che non ricorda di avere mai avuto, Pistorius è diventato il disabile più veloce del pianeta. Irraggiungibile per quelli della sua categoria, atleti paralimpici.

Ma quando ha iniziato a battere gli awersari dotati di gambe e piedi naturali, allora qualcuno ha insinuato che quei successi derivassero proprio dalle sue protesi. Una commissione scientifica si pronunciò: quegli arti al carbonio «a ogni appoggio restituiscono il 90% dell’energia trasmessa alla pista, anziché il 60% come un piede umano».Tradotto: il ragazzo vince solo grazie all’aiuto della tecnologia. Ma quelle stesse protesi inserite nel fisico di un altro atleta disabile non garantirebbero le prestazioni che Pistorius ha ottenuto in questi anni grazie al talento e al sacrificio quotidiano, frutto di ore e ore di allenamento. Solo così l’atleta è riuscito a strappare il tempo necessario per sfidare i campioni normodotati.

Ha fatto la sua corsa, è arrivato ultimo, ma ha dimostrato che con la passione e la forza di volontà anche un uomo senza gambe può correre insieme agli altri. E se riesce a tagliare il traguardo, è una vittoria per tutti.

L’orgoglio di arrivare ultimoultima modifica: 2011-09-03T10:11:00+02:00da pgiolitti
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