La miglior fonte di energia “pulita” è priva di rischi, non ha impatto sull’ambiente, è ampiamente disponibile ovunque e non costa nulla. Anzi ci fa risparmiare. È l’efficienza energetica, cioè utilizzare meglio l’energia. La Commissione Europea ha presentato una serie di misure per raggiungere l’obiettivo della riduzione dei consumi energetici Ue del 20% entro il 2020.
La disponibilità di efficienza energetica è immensa. Secondo alcune stime, in Europa – a parità di “stile di vita” – si potrebbero potenzialmente risparmiare già ora più di 400 TWh di energia elettrica all’anno, pari al 15% della domanda complessiva e più del consumo dell’intera Italia. Circa un terzo di questo potenziale è facilmente realizzabile, grazie ad investimenti minimi con ritorni positivi entro al massimo cinque anni (ad esempio sensori di presenza per illuminazione).
Il restante potenziale di risparmio necessita di investimenti più sostanziosi ma comunque con ritorni positivi. Molte sono le fonti di possibile risparmio: l’utilizzo di motori elettrici più efficienti nell’industria e un migliore isolamento degli edifici residenziali sono i più importanti.
In futuro, il potenziale risparmio aumenterà ulteriormente. Una ricerca evidenzia come nei prossimi dieci anni la necessità di energia (gas incluso) di un nuovo edificio potrebbe ridursi fino al 90%, mentre per edifici già esistenti la diminuzione potrebbe arrivare al 45 per cento. Importanti novità tecnologiche verranno in aiuto, anche nuovi materiali.
I sistemi di micro-generazione (pannelli solari, microturbine, mini-geotermia) hanno vantaggi di costo tali, che in quasi tutte le nuove costruzioni ne è previsto l’utilizzo. Pur non rappresentando efficienza energetica in senso stretto, questa innovazione ridurrà notevolmente il fabbisogno di energia da grandi impianti di produzione centrali.
Perché dunque, nonostante il potenziale di risparmio elevato e i ridotti tempi di ritorno sugli investimenti, l’efficienza energetica stenta a decollare? Lo spiegano alcune nostre indagini tra i consumatori finali.
In primo luogo, nonostante i ritorni interessanti, i consumatori sono spesso spaventati dagli esborsi iniziali richiesti e ragionano su orizzonti temporali limitati e tempi di ritorno brevissimi. Il problema si pone in particolare nel segmento degli edifici di proprietà pubblica, quasi sempre energeticamente vetusti e molto inefficienti: chi è in grado di finanziare la spesa iniziale?
Inoltre spesso chi possiede gli edifici – e quindi dovrebbe effettuare gli investimenti – non è colui che ci abita, o l’organizzazione che li usa, e che paga la bolletta energetica.
Infine, sorprendentemente, l’informazione è molto scarsa. La stragrande maggioranza dei consumatori (privati o aziende) non è al corrente del potenziale di risparmio offerto dalle nuove tecnologie e non si fa parte attiva nella ricerca di queste soluzioni.
Formazione e informazione prima di tutto: forza ragazzi il futuro del pianeta è nelle vostre mani.